Nel computo del più generico diritto/dovere di favorire la diffusione di idee e ragionamenti finalizzati a migliorare il mondo in cui viviamo, esiste un privilegio che il mondo del giornalismo vanta fin dai suoi albori: quello di fare da megafono a iniziative lodevoli. Fedeli a questo spirito, è senza dubbio un piacere utilizzare oggi questo spazio per presentarvi un programma recentemente promossa dalla Confederazione Parkinson Italia: il progetto “Modello di cura integrativa”. Si tratta in sostanza della proposta di un sistema di cura che integri tre dimensioni chiave: la terapia farmacologica, l’attività fisica e la nutrizione, la cui efficacia si fonda sulla natura complessa propria della malattia di Parkinson. Entriamo nel merito. La qualità della vita della persona con Parkinson beneficia, lo sappiamo bene, di un approccio multidisciplinare, al punto che ottimizzare l’assistenza ai pazienti significa spesso porsi come obiettivo quello di portare avanti uno schema ‘multidimensionale’ alla cura. Oggi, purtroppo, ci si limita troppo spesso alla stretta cura farmacologica tralasciando invece aspetti necessari per la salute complessiva del paziente quali alimentazione e attività fisica, ritenuti ormai dalla letteratura medica, fondamentali anche nell’ottica di prevenzione dei principali fattori di rischio della patologia. Per queste ragioni, spiega Parkinson Italia, un gruppo di lavoro dedicato all’assistenza ai malati dovrebbe sempre comporsi di un neurologo, un nutrizionista/dietista e un tecnico della riabilitazione specializzato. Figure queste che infatti divengono nel “Modello di cura integrativa” imprescindibili per favorire il raggiungimento giornaliero degli obiettivi terapeutici, per il mantenimento del migliore stato funzionale del paziente nonché per garantirne il più possibile l’autonomia e la partecipazione sociale. In poche parole, per ritardare l’insorgenza della disabilità più invalidante. Il “Modello di Cura Integrativa” è in questi mesi promosso attraverso attività formative/informative realizzate sul territorio nazionale rivolte alle persone con malattia di Parkinson (ai loro familiari) e ai rappresentanti associativi, attraverso la costruzione di un sapere comune e condiviso. Uno sforzo a cui la rivista Residenze Sanitarie è onorata di dare il suo contributo.
Buona lettura.
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